Guardi "The Social Network" e almeno un paio di volte provi la tentazione fortissima di tirar fuori il cellulare, lì, in sala, e cancellarti definitivamente da Facebook.
Se non hai avuto questa pulsione, probabilmente stavi ancora fantasticando sulle due ragazze che all'inizio del film si baciano (ovviamemente questa frase è stata inserita per aumentare il traffico sul blog).
Il film di Fincher non parla di Facebook, nè del suo fondatore nè tanto meno di tutte le beghe legali che ci stanno dietro: sarebbe stato troppo semplice, quasi banale, di sicuro non avrebbe toccato così tante persone.

No, "The Social Network" descrive nei minimi dettagli un momento che tutti noi viviamo, anche senza cause legali: quello in cui tutti noi ci fermiamo dopo impegni, lavori, corse, idee e delusioni e proviamo a capire perchè abbiamo fatto tutto quello che abbiamo fatto.
Cos'è tutto quello che abbiamo fatto. A che pro.
Mark, seguendo l'antica tradizione inaugurata da Omero, mette in piedi Facemash prima e (The) Facebook per colpa di una donna: Mark è deluso, ferito, umiliato dai clubs che lo snobbano e da Erica che lo lascia.
Reagisce ad Erica insultandola sul suo blog e fin qua, Mark è solo uno sfigato con un latente autismo che ci sta un sacco sulle palle. Ma subito dopo, senza rendersene conto, si dimostra uno di noi: tutto quello che fa al di fuori del blog lo fa per tenersi occupato, per provare ad andare avanti, ma mette in piedi una cosa talmente grande, talmente geniale, talmente alla moda (lui che gira perennemente in ciabatte e felpa) che va ad oscurare la ragione che lo ha portato a fare tutto questo.
In breve Facebook diventa la sua vita, l'unica costante delle sue giornate anche se puntualmente Erica gli torna in mente e l'umiliazione dei rifiuto dei club universitari lo tormenta.
Il film - al contrario di questa recensione - ha un ritmo serratissimo: le due cause intentate a Mark corrono parallele e grazie a queste scopriamo i fatti e conosciamo i protagonisti.
Odiare Mark a tratti è facilissimo, a tratti no: le sue battute taglienti te (me) lo fanno adorare, lo si ammira per la sua lucidità e al tempo stesso ti prudono le mani quando scopri cosa ha fatto al suo migliore amico.

Il turbine di accuse, pugnalate e cambi di ambientazione ci fa scordare tutto, come probabilmente è successo a tutti i protagonisti; le cose sfuggono di mano, ci si dimentica il perchè si fanno le cose e ci si ritrova in una situazione - magari con un'invenzione - che senza rispondere alle domande originarie ne solleva altre.
Come noi, anche Mark si sarà chiesto se quello che ha creato cambierà il mondo o se è una cosa come un'altra; anche lui avrà passato ore a domandarsi se quello che ha combinato è un danno irreparabile o se sarà la svolta positiva della sua vita.
In quei momenti riprendiamo il filo delle nostre vite, risaliamo all'origine e proviamo a rispondere alla domanda fondamentale: perché ho fatto tutto questo?
La risposta, Zuckerberg, se la ricorda a fine film, proprio nell'ultima scena, dimostrandosi diverso dallo Zuckberger sul quale girano dicerie di ogni tipo: lui che fa un refresh ossessivo sulla pagina Facebook di Erica dopo che le ha chiesto l'amicizia chiude il cerchio.

Non ci importa com'è andata a finire, non è questo il punto e chi se ne frega se Mark ha rubato o meno l'idea: The Social Network è un nuovo punto di vista su una condizione che affrontiamo quotidianamente.
Possiamo scappare ed erigere tutte le barriere virtuali che vogliamo, ma prima poi dovremo fare i conti con quello che ci ha ferito. Lo fanno tutti, anche i più giovani miliardari al mondo.
Certo, loro nel frattempo tirano su un impero economico.
Magari il film mi avesse insegnato come fare.

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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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